M’illumino d’immenso

2011 – Salewa Headquarter Bolzano

Concetto d’arte – Salewa Headquarter Bolzano

M’illumino d’immenso

La nascita delle montagne era ed è un continuo sollevamento e ripiegamento di materiale organico derivante soprattutto da sedimenti marini. Spinte verticali, spinte tangenziali e il progressivo sprofondamento accumulano materiale e formano pieghe. Ma non sono solo le montagne che si piegano é tutto lo spazio che si piega.

Un tema universale.

Dalla notte dei tempi l’infinito ha sfidato la fantasia di scrittori ed artisti.

”M’illumino d’immenso”scrisse Ungaretti. Mentre posso dare il mio consenso a queste parole mi sento legata anche con questa poesia di Giacomo Leopardi che inizia con la frase:

“Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.“

e finisce con le parole:

“Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare.“

Il pensiero non è cambiato da allora ad adesso. L’uomo fin dall’inizio era e continua ad essere un microcosmo dinamico in evoluzione e strettamente legato al macrocosmo. Come nulla accade alla vita quando le forme crollano la vita non può essere considerata come raccolta di parti indipendenti. Tutto è collegato, una rete dinamica di eventi in correlazione in cui ogni parte determina la struttura della totalità. L’architettura definisce lo spazio come lo spazio interagisce con l’arte. Anche se viviamo in un mondo delle infinite possibilità ogni decisione determina, ogni uomo, ogni oggetto, ogni singola pianta compone l’immagine intera e ogni parte implicitamente trattiene l’informazione del tutto.

L’arte agisce e reagisce.

Inaspettatamente nascono nuovi orizzonti dietro le parole e dietro il silenzio, forme che parlano forme che provocano sentimenti ed esperienze, perché la dove i nostri sogni si realizzano vive qualcosa di speciale e compone un’inattesa nostalgia.

Perché infondo la nostra paura più profonda non è di essere inadeguati, è di essere potenti oltre ogni limite. È questo il motivo che ci porta ad arrampicarci sulle montagne. Vogliamo conoscere i nostri limiti, e perciò continuiamo a scalare le nuvole.

Per tutti questi motivi il progetto d’arte sembra adeguarsi all’architettura anche se è solo un modo di esprimere lo stesso con delle forme diverse. Come nella musica il tema varia.

La piazza diventa scultura e spazio vitale.

  • Placche che si alzano e si sprofondano (il su e giù della vita) offrono prospettive diverse e alla pianta del piede la sensazione del cammino. Acqua che scende, mormorando, borbottando, rimbalzando, gocciolando.
  • Piante che conquistano ogni minimo spazio creando un ambiente di moltipliche diversità, tuttavia tranquillo
  • E luce per esprimere la nostalgia dell’infinto e il fatto che non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi. Siamo nati per risplendere.

Perché è la nostra luce, non la nostra ombra a spaventarci di più.